Martedì, 17 Luglio 2012 14:41

Che religione è questa? Esperienze sul campo

Scritto da  Gerardo

Da Domenico Pizzuti riceviamo una nota inedita su alcune mie esperienze di carattere pastorale che porta il titolo «Che religione è questa?».
Buona lettura!





Che religione è questa? Esperienze sul campo

Domenica scorsa sono ho celebrare la Messa in una chiesa gestita da suore nell’area dei colli Aminei, seguita da un numeroso gruppo di fedeli appartenenti al ceto medio, con un altare dominato da un’effigie di Maria. Il vangelo della domenica riguardava Gesù, il profeta per eccellenza, che nella sinagoga della sua patria non viene riconosciuto, e la pagina evangelica chiosa «E si meravigliava della loro incredulità». Questa indisposizione nei suoi riguardi non gli impedì di guarire pochi ammalati. Verso la fine della mia omelia di commento al vangelo, una signora presente da me appellata risponde che il mio parlare va “oltre” un modo consueto di illustrare la pagina evangelica. Questa affermazione produce una duplice reazione, da parte mia un invito ai fedeli a riflettere su che cosa è stata loro proposto per decenni, ma anche di una suora anziana presente che mi invita con gesto di una mano a chiudere il discorso forse non a lei consono. Ho ritenuto di ribadire – non per affermare un potere - che la presidenza dell’assemblea mi apparteneva, ma soprattutto che in questo modo si chiudeva la bocca ai fedeli in nome di un ritualismo sterile, ed esprimeva un modello religioso autoritario rispetto ad uno partecipativo che è sollecitato in qualche modo dalla stessa chiesa.

Il giorno dopo, per richiesta di un sacerdote di celebrare un matrimonio al suo posto, mi reco in un caldo pomeriggio in una chiesa dell’area nord di Napoli, e mi viene detto che la mia presenza non era prevista e che il sacramento andava celebrato dal diacono delegato dal parroco. Abbandono il terreno per una competizione che non aveva senso. Percepisco a pelle che ero estraneo all’ambiente che si era radunato per questo rito, e di fronte a qualche mia recriminazione per il tempo perduto, vengo prima a parole e poi con le mani addosso da parte dei parenti degli sposi spinto letteralmente ad andare via per non disturbare la celebrazione e fuori della chiesa da un esaltato giovane buttato terra. Ho la triste impressione che la mia presenza disturbasse un clan familiare e con modalità che tradiscono comportamenti violenti espulso dalla chiesa. A parte la mia sorpresa per comportamenti incivili di un gruppo familiare viene il dubbio – non conoscendo l’ambiente della parrocchia e la preparazione degli sposi - che il sacramento non avesse molto senso.

Questi episodi sollevano l’interrogativo “Che è religione è questa?”, senza generalizzazioni indebite.

L’ incidente di percorso durante la celebrazione di una messa domenicale, a parte uno stile personale derivante da un’ esperienza di vita nella Compagnia di Gesù che in seguito al Concilio Vaticano II ha scelto un impegno che coniughi “Fede e giustizia”, fede e pace ed attenzione alla salvaguardia del creato, induce a riflettere su un fatto di natura strutturale della confessione cattolica, ma non solo. Cioè su quella che è stata denominata la “divisione del lavoro” nel campo religioso,- sulla scia di un ‘elaborazione sociologica di Pierre Bourdieu - tra un elité depositaria di un sapere religioso ed il corpo dei fedeli a cui viene impartito tale sapere e che partecipano al culto celebrato dal clero. Nonostante il rinnovamento della liturgia cattolica con forme varie di partecipazione dei fedeli nel post-concilio, la diffusione di gruppi biblici, di percorsi di formazione teologica dei fedeli laici, ed i c.d. “nuovi movimenti religiosi” prevalentemente promossi dai laici, questo fatto strutturale permane con l’accondiscenza ed il conformismo dei fedeli anche nel ventunesimo secolo. La divisione del lavoro religioso si riscontra diversamente nelle grandi religioni mondiali, in cui non si rileva la presenza di una casta sacerdotale. A parte un clericalismo di ritorno non sufficientemente avvertito, fenomeni di dipendenza denunciati alla pubblica opinione si riscontrano a livello mondiale in nuovi gruppi, esperienze religiose e movimenti anche cattolici.
Occorre stimolare, sia forme varie di partecipazione alla vita della propria chiesa, sia un’ appropriazione convinta della religione di riferimento, fino al «Dio personale» nello sviluppo di una religiosità secolare postulato da U. Beck in un recente studio (Il Dio personale. La nascita di una religiosità secolare, Editori Laterza, Roma-Bari 2009)

Nel secondo caso che fa riflettere su un altro versante, si potrebbe riferirsi ad un “familismo immorale” che si avvale dei riti della religione cattolica per le proprie celebrazioni. E sull’incivilimento sia dei modelli di comportamento della società locale sia delle stesse pratiche religiose, secondo gli studi recenti su mafie e chiesa cattolica. Vale l’avvertimento del sociologo tedesco citato: «Solo quando le religioni dei vari Dei unici si impegneranno a fondo per incivilire se stesse e cesseranno di evocare la violenza come mezzo di missione, il mondo avrà un’opportunità». Violenza naturalmente anche di fedeli cattolici.

Domenico Pizzuti

Napoli, 16 luglio 2012

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